“La graduale riapertura delle attività economiche, se non si cambia radicalmente approccio, rischia di diventare non una ripartenza ma un prolungamento della sofferenza utile soltanto a ritardare la definitiva chiusura dei piccoli negozi di prossimità”.
Ad intervenire è l’On. Giovanni Cafeo, Segretario della III Commissione ARS Attività Produttive che lancia un appello al Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.
“Chiedo al Presidente Musumeci di permettere la riapertura domenicale per i piccoli esercizi siciliani – prosegue l’On. Cafeo – che più di tutti hanno subito le conseguenza del lockdown, in particolare per quei negozi presenti nei centri storici e turistici dell’Isola che proprio nei fine settimana potevano contare su un maggiore afflusso di clienti”.
“Pur nel rispetto assoluto delle normative di sicurezza e delle disposizioni anti-assembramento – continua Giovanni Cafeo – valide tra l’altro anche per le attività ristorative che invece possono già aprire la domenica, per queste piccole attività di quartiere risulta indispensabile la liberalizzazione degli orari di apertura, al fine, quanto meno, di limitare i danni e tamponare le ingenti perdite subite”.
“Sempre nell’ottica del rilancio del turismo, chiedo inoltre al presidente della Regione di derogare al divieto di balneazione, esteso fino al 6 giugno, quanto meno per le spiagge gestite dalle strutture alberghiere per i loro clienti – continua ancora l’On. Cafeo – in modo da non aggiungere ulteriori limitazioni ad un settore che dovrà trovare ogni tipo di supporto per poter ripartire”.
“Mentre proseguono giustamente le valutazioni sulla riapertura domenicale dei centri commerciali, anche per la natura stessa di queste attività nelle quali è praticamente impossibile evitare assembramenti, confido nel buon senso del Presidente Musumeci – conclude l’On. Cafeo – affinché si assuma la responsabilità di una scelta oculata a tutela dei piccoli commercianti, degli albergatori e degli artigiani del territorio dai quali, è bene sempre ricordarlo, dipende gran parte dell’economia siciliana”.